consulente peritale giudiziario, Roberta Cattani
 
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       consulente peritale giudiziario, Roberta Cattani
  1. La mia grafia non è mai uguale, cambia spesso

Questa č una delle pių comuni affermazioni.

Comunemente le persone mantengono in ogni occasione la stessa grafia, ma tanti, tantissimi, hanno una grafia che cambia a secondo del contesto e della persona a cui ci si rivolge.

E’ normale avere variabilità grafica; significa adattarsi agli eventi.

Confrontate la vostra scrittura in un biglietto di auguri ad un amico e la stessa in un biglietto di condoglianze. Siamo sicuri che la grafia del secondo biglietto, nonostante abbia mantenuto le stesse caratteristiche grafiche di base, vi apparirà diversa, più piccola, discreta….

Ciò significa che, così come noi abbiamo la capacità di adattarci alle diverse situazioni con vestiti, timbro di voce, con la gestualità…anche la nostra grafia fa lo stesso.

La scrittura cambia con noi, cresce, si evolve, matura o regredisce, e può farlo anche nel corso della stessa giornata a seconda delle nostre emozioni temporanee, della stanchezza, fame o tensione.

  1. Scrivo spesso in stampatello, mi riesce difficile scrivere in corsivo

L’uso del computer e i mezzi tecnologici in generale ci disabituano alla grafia corsiva, per questo spesso sento persone affermare di non essere più in grado di scrivere in corsivo adottando lo stampatello.

Questa scelta può derivare da due motivazioni: o la perdita d’uso del corsivo è talmente radicata da fare tornare lo scrivente alle nozioni elementari per un bisogno immediato di chiarezza, o lo stesso si “maschera” dietro ad una scrittura in stampatello per un’esigenza inconscia di rivelare il meno possibile di sé stesso.

Le scritture script o stampatello sono spesso delle maschere dietro le quali si trovano personalità variegate, che tendono alla dissimulazione per discrezione o adattamento. Il grafologo e il perito devono attualmente prendere atto del crescente numero di adulti e di adolescenti che scelgono uno stile di scrittura a carattere stampatello o vicino allo script.

Lo stampatello, seppur con maggiore difficoltà per il perito o il grafologo, purchè sia spontaneo e personalizzato, può essere esaminato ma richiede una maggiore capacità di analizzare i singoli segni, quali la pressione, la direzione del rigo, il calibro delle lettere, l’inclinazione, facendo particolare attenzione alla firma in quanto sarà l’elemento più spontaneo dell’intero scritto.

  1. Anche la mia firma cambia, e spesso è diversa dalla mia abituale grafia

La firma rappresenta lo specchio della nostra anima, rivela come siamo o come scegliamo di rappresentarci. Ci sono persone che adottano stili diversi, altre che mantengono al propria firma uguale nel tempo, altre che appongono firme con tratti grafici differenti dalla propria abituale grafia.

Tutti e tre i casi sono normali, e non bisogna allarmarsi se la propria firma cambia e si trasforma col tempo. Ed è altresì normale che essa sia diversa dalla nostra abituale grafia; la utilizziamo più spesso, prendiamo familiarità con la gestualità, abbiamo più occasioni di personalizzarla, di variarla, o di abbreviarla con sigle o personalizzazioni. Non è un caso che molti manager o professionisti nel corso della loro carriera, evolvano la loro firma apponendola sempre con modalità abbreviate, con importanti gesti lanciati, sottolineati e dinamici, segno di una grande senso di sé e di affermazione.

Analizzare una firma è quindi un compito molto delicato per il perito, poiché se egli non ha sufficienti documenti di comparazione o se non tiene in considerazione le suddette variazioni grafiche che rappresentano la “linfa vitale” della grafia, rischia di incorrere in giudizi fuorvianti.

  1. Si può imitare perfettamente una firma o una grafia ?

La firma è un gesto spontaneo, automatizzato, strettamente personale ripetitivo che lo scrivente difficilmente riesce a modificare volontariamente.

Per le sue caratteristiche di forte personalizzazione, imitare una firma perfettamente risulta molto difficile anche per un bravo imitatore; questa teoria tra l’altro conferma la legge di Solange Pellat secondo la quale: “La mano imitatrice si limita ad imitare i gesti più marcati ed evidenti, quali le lettere maiuscole e i gesti più appariscenti senza però curarsi dei connotati particolari, più difficile da imitare in quanto fortemente personalizzanti”.

Anche l’occhio di un falsario quindi, seppur bravo, non potrebbe mai cogliere tutti i segni particolari non visibili ad occhio nudo che rappresentano una firma ,a quali la pressione, la velocità, la chiusura delle vocali, l’inclinazione, la tenuta del rigo ecc…

Guidare la propria mano in modiche nulla ma proprio nulla riveli qualcosa della propria scrittura abituale, imitando anche i tratti più inconsci a abituali della mano che si sta imitando è impossibile” (Locard 1959, pp.72-73).

Ciò significa che, in una imitazione , anche fedele, emergono sempre alcune “tracce” della propria grafia abituale.

Il “modus scribendi e firmandi”, pertanto, acquista un suo valore individualizzante, invariabile ed inconfondibile che può essere paragonato a quello che assumono le impronte digitali nella “differenziazione” ed ”identificazione” delle persone.

Come non esistono due individui che hanno le stesse impronte digitali così non esistono due individui che abbiano una serie consistente, persistente e coerente di “tratti gestuali” personali in comune, cioè la stessa serie di impulsi psicomotori scriventi uguali.

  1. Come si individua un responsabile di una lettera anonima?

Ci sono autori occasionali di scritti anonimi. Agiscono sotto l’impulso di una necessità o sotto la spinta di una passione violenta (interesse, vendetta, gelosia). Essi non possono essere considerati come dei veri e propri anonimi grafi. L’anonimigrafo è colui che suole scrivere delle lettere anonime una dopo l’altra, per proprio piacere , per sfogarsi, per esprimere odi e rancori cronici. Si tratta in questo caso di psicotici o di ammalati che hanno adottato una “seconda faccia grafica” frutto di allenamento ed esercizio, più difficilmente da scoprire per

Il fenomeno principale che da alimento all’animografia è la GRAFORREA, ossia la deformazione della propria grafia attuale adottando forme bizzarre, imitando la firma di una terza persona per sviare i sospetti, o scrivendo con la mano sinistra.

Nelle lettere anonime, il mascheramento della grafia può avvenire secondo tecniche o tentativi che lo scrivente mette in atto, a seconda dell’esperienze, dell’abilità o dell’astuzia.

In alcuni casi quando l’anonima viene eseguita da colui o colei che possiede un basso livello grafico, l’andatura è pressoché normale, senza notevoli alterazioni del segno grafico e ciò si verifica quando è stata vergata da persone di scarsa istruzione. Queste nella loro ingenuità possono anche essere convinte di avere deformato o reso irriconoscibile la propria scrittura, mentre in realtà non sono riuscite non dico ad annullare ma nemmeno ad alterare le proprie abitudini grafiche.

Altre volte per mascherare la propria grafia viene utilizzata la mano sinistra, e in questo caso il testo appare irregolare, angoloso, con assi rovesciati, tratti deformati e avvolgimenti alterati.

Nell’analizzare un testo mascherato il perito andrà alla ricerca dei i “tratti sfuggenti”, i gesti-tipo, ossia tutti quei gesti scrittori personalizzati che sfuggono alla mano scrivente, quali la pressione, gli accenti, i collegamenti letterali, l’inclinazione, la tenuta del rigo.


Clicca per vedere alcuni esempi di lettere anonime con i relativi autori
  1. Ma la grafia rivela tutto di noi?

Si, la grafia è un ottimo mezzo per valutare e capire la nostra personalità, il nostro temperamento, il nostro carattere e il nostro stato d’animo.


Un esempio? Guardate le grafie di Hitler e i suoi collaboratori;
perfetto esempio di come aggressività, forza di volontà, ossessione e prepotenza siano comuni in tutte le grafie: